Il 493°Carnevale Bacanal del Gnoco si è aperto ufficialmente il 6 gennaio per chiudersi il 26 febbraio avendo il suo solito apice Venerdì Gnocolar con la sfilata dei carri e maschere il 17 febbraio.
Forse non tutti sanno che il carnevale veronese iniziò nel 1531 e la causa fu tutt’altro che festaiola, anzi, nacque con una rivolta popolare.
I fornai si rifiutarono di preparare e vendere il pane poiché il prezzo della farina era “lievitato” troppo. Questo sciopero scatenò specialmente nel quartiere più povero di S. Zeno l’ira del popolo, che affamato pretendeva di mangiare. Per tale motivo molti nobili dell’epoca, tra i quali Tomaso da Vico fu il più generoso,distribuirono non certo di persona,pane,burro,farina e formaggio ai più poveri.
Era l’ultimo venerdì pre quaresima e tale elargizione si sarebbe dovuta ripetere ogni anno come ordinato da Tomaso nel proprio testamento: così nacque il Venerdì Gnocolar e la prima e più famosa maschera della città ovvero il Papà del Gnoco. Per tale motivo a Verona si festeggia riempiendosi la pancia di gnocchi con burro fuso e formaggio seguiti da fritole e galani.
Ma quanto sprechiamo e inquiniamo durante questi giorni di festa?
Difficile impedire ai propri figli vestiti in maschera di lanciare coriandoli al passaggio dei carri, di suonare trombette di plastica, di usare stelle filanti e di sfiorare un’indigestione di caramelle iperzuccherate dai colori sgargianti.
Si fa da sempre. Ma fin già da questo Carnevale si può provare ad essere meno invasivi nei confronti della natura.
Prendiamo ad esempio i coriandoli: innocui pezzettini di carta che sembrerebbero non far male a nessuno. In realtà alcuni di essi sono fatti di plastica e si differenziano da quelli di carta poiché sono più luccicanti, non si strappano, non si distruggono con la pioggia e non si sciolgono creando problemi di intasamento della rete fognaria.
Le reti fognarie finiscono il loro percorso negli impianti di depurazione le cui maglie non sono così fini da trattenere materiali come questi e pertanto possiamo dire che coriandoli che lanciamo per le strade li ritroveremo dapprima nei fiumi e poi nel mare. Quelli che non finiscono nei tombini vengono trasportati via dal vento e dalla pioggia e la loro maggior parte diventa irrecuperabile per 500 anni, passati i quali forse si saranno degradati nella terra o nell’acqua.
Inoltre nei parchi e nei giardini vengono scambiati per cibo dagli animali con brucianti conseguenze per i loro poveri stomaci. Perciò,ovviamente, molto meglio quelli di carta, magari fatti in casa con carta riciclata, ma ancora meglio sono le stella filanti in quanto sono più facili da recuperare dagli operatori ecologici il giorno seguente.
Al “problema coriandoli “ ha dato un risposta decisamente green un’azienda tedesca di Kassel: la Saatgutkonfetti sostituendo i pezzetti di carta con semi di specie vegetali. Per dare l’aspetto colorato hanno utilizzato amido e coloranti naturali. In pratica i semi sono contenuti nel dischetto di amido e quando questo si dissolverà i semi baceranno il terreno facendo nascere nuovi fiori e nuove piante contribuendo ad abbellire l’ambiente e a nutrire api e altri insetti proprio a ridosso del periodo primaverile.
Per fortuna la loro iniziativa non resta isolata poiché di simili se ne possono trovare anche in Italia come i “Trow & Grow confetti”. Ogni loro scatola contiene 150 pezzi con semi di margherita, silene,snapdragon e black eye susan a forma di cuore o di fiori di vari colori.
E veniamo ora ad un altro”must”, ovvero il vestito che può essere riciclato,scambiato, ma ancora meglio se realizzato in casa stile Arlecchino. In questo modo si contribuisce anche a stimolare la fantasia e creatività dei bambini. Se, invece, si vuole proprio acquistarlo, il consiglio è quello di non comprare prodotti lowcoast poiché realizzati con materiali scadenti e quindi poco etici. A tal proposito l’associazione ambientalista Hubbub e l’organizzazione the Fairland Trust, entrambe britanniche, hanno sottolineato che l’83% dei vestiti è composto da materiali plastici, derivati quindi dalla lavorazione del petrolio. Altro dato significativo della ricerca è che la maggior parte dei vestiti è usa e getta e si è stimato che per Halloween si producono annualmente circa 2000 tonnellate di rifiuti plastici pari all’equivalente in peso di 83 milioni di bottiglie di plastica.
Sono infatti le maschere ad inquinare di più e quindi sarebbe bene realizzarle in cartone o dipingere i visi con pigmenti in polvere da mixare con creme neutre biologiche. La maggior parte dei trucchi disponibili sul mercato, infatti, non sono ecocompatibili e una volta che ci si lava il viso, tutte le sostanze tossiche che non sono state assorbite dalla pelle finiscono nei fiumi e poi nei mari.
Molto ci sarebbe da dire anche sul super inquinante uso di trattori che trainano i carri allegorici ma ci limiteremo a sperare che anche a Verona, prima o poi, si potranno sostituire con innovativi ciclo carri, ovvero grandi macchine mosse solo a pedali. Putignano docet!
Scegli sano, scegli sostenibile.