Colpiti gli ulivi, simbolo di prosperità e benessere…sarà un caso?

olio di oliva

L’ulivo è la pianta sacra per eccellenza nel Mediterraneo ed è da sempre simbolo di prosperità e benessere.

Nella mitologia greca fu un dono della dea Athena agli ateniesi e fu così importante quanto il fuoco che ci diede Prometeo.

Nella cristianità l’ulivo è simbolo di pace e  resurrezione, la colomba uscita dall’Arca  di Noè ritornò con un suo  ramoscello.

Nella nostra dieta e cucina da sempre l’olio extravergine è usato per il suo gusto e per le numerose proprietà benefiche che apporta all’organismo: è in grado di difendere il nostro corpo dall’invecchiamento precoce in quanto lotta quotidianamente contro i radicali liberi.
È raccomandato nell’alimentazione dei lattanti poiché il suo equilibrio di acidi grassi polinsaturi è simile a quello del latte materno, previene problemi di ipertensione e malattie coronariche, svolge una funzione protettiva per chi soffre di ulcere allo stomaco e al duodeno e  stimola la secrezione di bile.
Non solo, esso riduce i livelli di glucosio nel sangue e aiuta a prevenire i tumori del colon e della mammella, contiene vitamina E in abbondanza in grado di contrastare fratture ossee e osteoporosi, è antinfiammatorio, super emolliente e previene l’Alzheimer…

In altre e poche parole è un vero toccasana naturale.

Anche nella cosmetica non è niente male: si tratta di un vero e proprio patrimonio di sostanze benefiche per la salute dell’epidermide poiché il nostro eroe è emolliente,  tonificante, protettivo ed  antiossidante. Libera le orecchie dal cerume e da’ lucentezza e morbidezza ai capelli.
Tutti questi effetti benefici sono peculiari dell’olio extra vergine di oliva poiché è l’unico olio prodotto con semplice pressione e schiacciamento del frutto senza ulteriori manipolazioni chimico fisiche.

Gli altri oli di semi invece non sono altrettanto salutari per l’organismo in quanto ottenuti utilizzando solventi chimici e processi industriali completamente diversi. Per questo motivo utilizzato a crudo ma anche riscaldato è il grasso in assoluto più indicato e più sano per l’alimentazione umana.

Ma dopo le belle notizie veniamo a quelle brutte: rischiamo di restare senza olio extravergine o pagarlo al prezzo dello champagne. In Italia il calo di produzione ha raggiunto il 30% in meno e il quadro è destinato a peggiorare. In Spagna (primo produttore mondiale) le cose vanno anche peggio.

Anni fa la Xylella ha contagiato oltre 21 milioni di piante con 8000 km quadrati di territorio infettati,  pari al 40 % della regione Puglia. Questi sono i risultati del monitoraggio della Coldiretti sulle epidemie del batterio killer arrivato in Puglia si dice nel 2013.
Rappresenta al momento l’effetto della patologia più grave in corso in tutta Europa.
All’epoca si decise di non tagliare gli alberi malati ma cercare di farli sopravvivere debellando quel killer che fu più forte delle intelligenze umane e politiche.
La Puglia è il cuore dell’olivicoltura italiana. Colpire la Puglia è trafiggere il cuore di un’economia pulsante e storica, sacrificare l’eroe.
Insiste e denuncia la Coldiretti che a tre anni dalla pubblicazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola da 300 milioni di euro non è stata liquidata alcuna risorsa agli agricoltori per ricominciare a coltivare e produrre l’olio d’oliva extravergine.
Una nuova ricerca ha confermato che un’altra malattia si sta diffondendo tra gli olivi in Puglia: si tratta di un fungo, il neofusicoccum mediterraneo che contribuisce all’appassimento delle foglie.
A tutto ciò bisogna aggiungere gli effetti di un clima alquanto “bizzarro” che non aiuta la fioritura e l’impollinazione  dell’olivo. (I fiori dell’Olivo non sono in grado di autofecondarsi).
L’impollinazione che nell’olivo è indotta dal vento non va d’accordo con il clima umido e piovoso: il polline appesantito e dilavato finisce sul terreno e non feconda ma…muore lì. Se poi arriva una gelata quando i fiori si stanno aprendo…aiuto!
La pianta richiede un clima consono alla loro natura per poter svolgere le fasi fenologiche. Sole, leggero venticello e radici che non devono essere immerse nell’acqua sono situazioni fondamentali affinché essa dia i suoi frutti. L’anno scorso al momento della fioritura il vento caldissimo  ha bruciato i fiori e quest’anno è successo l’opposto.

Purtroppo siccità e alluvioni continueranno a susseguirsi anche per gli anni a venire…

I cambiamenti climatici hanno dunque messo a durissima prova quelle piante già martoriate che come l’olivo sono tipiche di un’antica storia e così deboli che andrebbero protette come patrimonio dell’umanità.
Si dovrebbe selezionare e variare la qualità, lavorare un po’ come si lavora col vino: dello  Chardonnay, per esempio, ci sono mille varianti alcune più adatte e resistenti per certi luoghi.
Bisognerebbe che almeno lo stato aiutasse…

Morto l’ulivo, morta la storia, morti gli eroi, morti noi.

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