La storia dell’uomo cambia cambiando il clima

Clima che cambia

 

L’ intreccio indissolubile tra ambiente cultura ed economia ha determinato nell’arco della storia dell’uomo il sorgere ed il tramontare di un’infinità di tipologie di sistemi sociali. Dalle originarie società di sussistenza all’attuale sistema globalizzato del libero mercato l’umanità ha percorso una moltitudine di strade differenti alla ricerca di una ottimizzazione del proprio modo di vivere.

Nel corso della millenaria lotta che l’uomo ha  condotto per affrancarsi dalle forze delle natura, man mano che si è sentito più sicuro e vincente, ha incominciato a ritenersi quasi estraneo ed indipendente da essa. Tale errore oggi viene pagato dall’umanità in modo grave e subdolo poiché l’uomo crea sistemi da cui dipende e tali sistemi, oggi, non sono più né produttivi né sostenibili.

Come diceva Gorbaciov “siamo ospiti della natura non suoi padroni perciò dobbiamo elaborare un nuovo paradigma per lo sviluppo e la risoluzione dei conflitti, basato su una risoluzione di costi e  benefici che tenga conto di tutti, nel pieno rispetto dei limiti della natura e non imposto unicamente dalla tecnologia del consumismo”.

All’inizio della propria avventura nel mondo l’uomo non era in grado di difendersi dai pericoli della natura e impiegava tutte le sue energie nel  reperimento delle risorse indispensabili alla propria sopravvivenza. Certo oggi è impensabile tornare i tempi del paleolitico, ai tempi di quel modello sociale basato su comunità tribali le cui caratteristiche possono essere condotte a pochi determinante punti chiave: la modalità abitativa era costituita dal nomadismo e il numero di individui che costituita un nucleo sociale non superava le 80 unità. Questo sistema ha sempre garantito che le capacità di carico degli ecosistemi ospitanti non venissero superate. Tali società erano egualitarie e basate sulla partecipazione: uomini e donne avevano uguale peso all’interno della comunità, si dividevano i compiti. I bambini venivano allevati collettivamente sicché nutrivano un profondo senso di attaccamento all’intera comunità, mentre gli anziani, saggi e colti, venivano tenuti in grande considerazione. La natura veniva spontaneamente tutelata e rispettata. Spesso era anche oggetto di culto. L’idillio con essa si rompe con l’avvento della rivoluzione neolitica: la scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento permette alle comunità di produrre in eccedenza rispetto alle necessità di sussistenza, nasce così lo stanziamento e con esso, le città, le grandi civiltà, i traffici.

Una città a causa della concentrazione della popolazione per forza di cose eccede dalla capacità di carico del territorio su cui si erge. 

È dal XIX secolo che la tecnologia si fa insidiosa nei confronti della natura: l’invenzione della macchina a vapore segna l’inizio di un era devastante per l’umanità che con la rivoluzione industriale modifica gli equilibri ecologici del pianeta. Indicando una data simbolica diremo il 1784 l’anno in cui l’ingegnere scozzese James Watt inventò il motore a vapore. Da quella data l’uomo non cammina più di pari passo con la natura ma con il costante progressivo aumento del volume della produzione e dei consumi.

Già dal 2002 e IGBP( ) ci avvisa che le riserve di combustibili fossili prodotti in centinaia di milioni di anni sono state consumate in poche decine di anni e si stanno avvicinando alla soglia dell’esaurimento. È aumentata pericolosamente la concentrazione nell’ atmosfera dei gas che incrementato l’effetto serra (soprattutto anidride carbonica e metano).

L’intervento umano ha alterato circa il 50% della superficie terrestre.

Le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo in moltissime aree del pianeta e più della metà della quantità globale di acqua dolce accessibile è utilizzata in modo diretto o indiretto dal genere umano.

Le zone marine di pesca ipersfruttate o esaurite  ammontano circa al 22% del totale disponibile e il 44% è al limite dell’esaurimento.

Nell’ultimo secolo c’è stata un impennata della crescita demografica: nel 1650 nel mondo vivevano mezzo miliardo di persone, nel 1900 gli individui erano 1,6 miliardi nel 1965 3,3 miliardi, nel 2000 eravamo già a 6 miliardi, oggi, tocchiamo gli 8.

L’ aumento demografico comporta maggiori consumi su scala globale soprattutto se di pari passo si alza anche il tasso di consumo procapite.

Oggi sappiamo con attendibilità scientifica che il limite della capacità di carico della terra è già stato oltrepassato dal carico totale delle attività umane. Secondo i calcoli di Wackernagel l’ impronta ecologica dell’umanità ha superato il limite della capacità di carico della terra all’inizio degli anni 80.  All’inizio del 2003, vent’ anni fa, era già al  25%: in altri termini sarebbe necessario un pianeta Terra più grande di un quarto per reggere l’attuale carico antropico.

Uno dei più gravi fattori a rischio per il futuro dell’umanità è costituito dei cambiamenti climatici. Già nel 2007 un rapporto dell’Ipcc( Intergovernmental Panel on Climatic Change ) ci metteva in guardia sul riscaldamento del sistema climatico poiché attualmente appare evidente dall’osservazione degli aumenti delle medie globale delle temperature atmosferiche e oceaniche, del diffuso scioglimento di nevi e ghiacciai e del pericoloso aumento globale del livello del mare.Le proiezioni climatiche del 2100 prevedono che l’incremento della temperatura posso raggiungere i 6,4 gradi centigradi con conseguenze catastrofiche per larghe fasce della popolazione mondiale che vive in prossimità di bacini idrici come le coste o le rive dei fiumi.

Il cambio di rotta deve quindi diventare necessario e urgente per un  futuro più sicuro più equo e più responsabile, ma necessita dell’opera correlata di tre macro strumenti: la conservazione e la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile e l’educazione ambientale.

Migliorare l’efficienza energetica delle produzioni industriali determinerebbe degli enormi risparmi dell’uso dei combustibili fossili, per questo l’uso di fonti energetiche rinnovabili si sta diffondendo sempre più grazie all’ abbassamento dei costi di produzione. Il termine energia rinnovabile indica tutte le fonti di energia non soggette ad esaurimento e con un limitato impatto ambientale. Sono quindi un’ alternativa ai combustibili fossili che presto si esauriranno e ci esauriranno.

L’energia solare  rappresenta la fonte rinnovabile più nota, diffusa ed  efficiente in Italia; permette di produrre elettricità partendo dai raggi solari per trasformare l’energia da solare in elettrica servendosi di impianti fotovoltaici. La diffusione dell’energia solare è favorita da un costo di installazione decisamente più contenuto rispetto al passato e dalla possibilità di recuperare l’investimento iniziale grazie alle numerose agevolazioni fiscali in vigore.

L’energia solare irradiata nel nostro pianeta potrebbe essere sufficiente ad appagare l’intero fabbisogno energetico dell’umanità: ad esempio se il deserto del Mojave in California fosse ricoperto da pannelli solari si potrebbe produrre abbastanza energia elettrica da soddisfare le esigenze degli Stati Uniti.

Altra fonte rinnovabile a basso impatto è l’energia eolica che trasforma l’energia cinetica prodotta dal vento in energia meccanica ed elettrica. Per fare un esempio, la Danimarca è riuscita a coprire il 43% di suo fabbisogno energetico complessivo già nel 2015.

Anche l’energia idroelettrica è energia Green in parte già sfruttata, ma, a causa della sempre maggior carenza idrica non può essere la soluzione.

Vi è poi l’idrogeno, un combustibile chimico eccezionale perché all’elevatissimo potere calorico associa, diversamente dagli altri combustibili, un inquinamento pressoché nullo poiché “bruciato” dall’ossigeno produce vapore acqueo. Può, al contrario dell’elettricità, essere stoccato e utilizzato quando serve.

Sebbene le prospettive relative allo sviluppo delle risorse energetiche siano incoraggianti, ad oggi la maggioranza del fabbisogno energetico dei Paese viene sostenuto da combustibili fossili. Il SEN ( Strategia Energetica Nazionale ) fissa obiettivi ambiziosi in materia energetica quali la riduzione delle missioni inquinanti del 63% entro il 2050.

Si tratta di sostenere un periodo di transizione ecologica, ovvero un processo lento e graduale affinché si possano sostituire le vecchie energie dannose alla salute sia dell’uomo che del pianeta, con nuove e più salubri soluzioni.

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha reso evidente a tutti quanto fosse fondamentale per i Paesi essere indipendenti dal punto di vista energetico. Tale situazione geopolitica ha portato ad un aumento del prezzo del gas della benzina e quindi il conseguente caro bollette di cui non si fa che parlare negli ultimi mesi.

La parola chiave è quindi sostenibilità: chiunque può concorrere a rendere più Green il nostro Paese e per primi possiamo fare la nostra parte con piccole accortezze che se reiterate nel tempo e messe in pratica da un  numero sempre maggiore di individui possono davvero fare la differenza. Possiamo tenere tutti a mente la regola delle 5 erre: rifiutare – ridurre – riutilizzare – riciclare – raccogliere, in poche parole prestare attenzione a quello che si compra, a quello che si consuma e al modo in cui il prodotto viene eliminato dopo l’utilizzo.

Negli ultimi 50 anni l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente ed estensivamente rispetto ad ogni altro periodo della storia ben fregandosene del rapporto di amore ambivalente tre ambiente naturale e artificiale. Già quattro secoli fa il boemo Jan Komenskj scriveva:” bisogna insegnare alla gente non a prendere la scienza soltanto da libri ma dal cielo e dalla terra, dalla querce e dai faggi, insomma bisogna insegnare a conoscere bene l’intima natura delle cose direttamente”. Se non ci adegueremo a questo stile di vita rispettoso e compartecipante della natura, a questo nuovo quanto vecchio paradigma, il futuro del nostro Pianeta sarà a rischio per tutti gli esseri viventi. La catastrofe ecologica è dietro l’ angolo e solo i ciechi non la vogliono vedere e solo gli stupidi non se ne accorgono.

Il parassita uomo sta trasformando il suo habitat da sistema simpatico a simbiosi disarmonica con altissime probabilità di totale distruzione dello stesso. I cambiamenti climatici pongono con urgenza un  profondo ripensamento della società delle economie degli stili di vita, insomma un cambio di rotta prima che il sistema terra collassi su se stesso e ci coinvolga fino all’ autodistruzione.

 

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